psicologa (iscrizione Ordine degli Psicologi Consiglio Regionale delle Marche, n. 1654) e psicoterapeuta ad indirizzo rogersiano.
giovedì 12 maggio 2016
sabato 7 maggio 2016
"Un album strappato": elogio dell'imperfezione per una Vita Piena
Prendo spunto per questo articolo da un episodio capitatomi
qualche tempo fa. Mia figlia strappa una pagina del suo album di figurine
preferito e per quanto io lo aggiusti, non lo vuole più. Lo rifiuta. Dice
"E' rotto, non lo voglio più". Credo, da qui, che uno dei compiti più
ardui e complessi dell'attività educativa sia quello di far apprendere il
valore dell'imperfezione, di ciò che sempre non funziona, del limite. Nello
specifico far apprendere a mia figlia che può accettare anche uno strappo nel
suo fantastico libro, senza che questi perda di fascino. Questa difficoltà la
posso constatare anche nella mia attività clinica, quado sento empaticamente la
sofferenza dei clienti nel cercare, con l'immenso sforzo cognitivo - emotivo
che ne consegue, di essere perfetti, di non mostrare nessuno strappo, nessuna
crepa nella loro immagine, in quanto ciò produrrebbe non solo una profonda
sofferenza psichica, bensì il pericolo di una destabilizzazione del loro senso
di coerenza interno (Rogers, 1951), ossia la messa in discussione del loro
valore, del loro Sé Ideale per come costruito e apparso in quel momento. Fuor
di metafora, potremmo paragonare questi cliente all'album di figurine: "se
appaio rotto, non valgo più nulla. Tu mi rifiuterai". Essere ciò che
veramente si è, un album anche sgualcito e strappato, sarebbe un prezzo troppo
alto da pagare. Acquisire congruenza è un processo che, seppur fruttuoso perché
ha a che fare con venire a contatto con tutta la nostra più vera essenza,
comporta, infatti, grande motivazione e fatica, perché la Persona deve iniziare
a toccare con mano quella crepa che lo spaventa, quei limiti che il suo
ambiente ha cercato di mascherare e nascondere sotto la sabbia. Ma, allo stesso
tempo, iniziare ad amare i propri strappi, le proprie cicatrici, significa
iniziare un percorso di vera individuazione dal conformismo e dalle aspettative
altrui. Significa iniziare a vivere pienamente. Che cos'è la vita piena? Da un
punto di vista rogersiano, vivere pienamente non ha nulla a che fare con l'assenza
della sofferenza, con la piena felicità, ricchezza e assenza di problemi.
Significa poter accedere alla propria saggezza organismica, alla fiducia nella
propria visione della vita, nei propri valori ed emozioni, termometro del
nostro funzionamento psichico. Significa dare ossigeno alla nostra congruenza o
autenticità nelle relazione sia con sé, sia con l'altro. Significa accettare
che nella propria vita esistono anche pagine che si possono strappare, ma che
possono essere ricucite ed essere ancora lette, con amore, ancora ed ancora...
Facilitare la Tendenza Attualizzante significa, in altri termini, far sì che la
Persona possa credere nella bellezza della propria vita, nonostante la
malattia, le frustrazioni, le perdite. Perché la vita piena è come la tenacia
di quelle piante dell'Oceano Pacifico, descritte da Rogers, che rimangono
attaccate alla scogliera, nonostante la tempesta che infuria. Vivere con
coraggio la propria intima e più vera natura, nonostante la paura, nonostante
le ferite e nonostante le naturali imperfezioni.
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