LA
COMUNICAZIONE SEDUTTIVA
RIFLESSIONI
SULLE SCISSIONI COMUNICATIVE TRA ADULTO-BAMBINO -ADOLESCENTE
(Dr.ssa
Antonietta Albano - Dr.ssa Francesca Carubbi)
Quando
si pensa alla parola seduzione, l’equazione che ne consegue è la
“capacità di attrarre a sé una persona”, ammaliarla. Tuttavia,
l’etimologia latina ci informa come seducĕre
abbia anche il significato di separazione e divisione. In questo
senso la comunicazione seduttiva può essere considerata non solo per
il suo aspetto sessuale, bensì come pericolo insito in un
apprendimento che si basi su una scissione, appunto, tra l’esperienza
affettiva e quella cognitiva. Come sostiene Rogers (1980)“ la
mente può andare a scuola, mentre il corpo ha il permesso tutt’al
più di accompagnarla”. Gli insegnanti, spesso, mettono in atto
una “dissociazione”, quindi una seduzione, tra il loro
comportamento e stile comunicativo, contrassegnato da incoerenze e
contraddizioni, disciplinati e diligenti a biasimare i piccoli per
una loro mancanza, appaiono talvolta meno solerti a esserlo con se
stessi, arrivando ad essere indulgenti verso le proprie. Questa
inconsapevole incompetenza relazionale può creare una inevitabile
confusione nel bambino, che, a sua volta, può provare delusione,
frustrazione e rabbia, in quanto sente che l’adulto gli ha
raccontato bugie e tradito la sua fiducia. La capacità da parte del
bambino di entrare in contatto con le proprie emozioni e di sentire
i propri bisogni fa sì che l’insegnante si senta minacciato, a
causa della risonanza emotiva che questi vissuti producono
all’interno del “proprio bambino ferito”, la cui conseguenza è
uno stato di incongruenza tra l’esperienza reale dell’organismo e
l’immagine di sé con cui l’individuo (Zucconi, 2008) si
rappresenta tale esperienza. Privato del suo potere e spaventato dai
propri limiti personali, l’educatore reagisce allo smascheramento
del segreto con sfida, difendendosi e riappropriandosi del proprio
ruolo in modo autoritario e non facilitante l’apprendimento. Così,
mentre l’insegnante diventa detentore della verità e della
conoscenza. l’allievo è soclassato da protagonista attivo del suo
processo di apprendimento a semplice comparsa. Ma “quando il
facilitatore è una persona autentica, mostrandosi per quello che è
[….] vi sono molte più probabilità che egli dimostri la sua
efficacia. Questo significa che i sentimenti che il facilitatore sta
sperimentando sono disponibili alla sua consapevolezza, che è capace
di vivere questi sentimenti […] e di comunicarli quando se ne offre
l’opportunità […..] affinché gli studenti possano percepire che
questi elementi esistono nell’insegnante e possano iniziare
nuovamente a fidarsi di lui”(Rogers, 1980). La fiducia,
d'altronde, permea lo stile educativo e seduttivo che permette al
nostro corpo ed ai nostri sensi di comunicare all'altro ciò che
sentiamo. L'aspetto sessuale, ad es., che ne discerne si relaziona a
regole e comportamenti dettati dalla cultura: ogni cultura
regolamenta la sessualità, attraverso norme generali che
stabiliscono quando è permesso e perché è permesso. La cultura di
appartenenza nutre un individuo sin dalla nascita; plasma tutte le
sue concezioni ed in particolare quelle che riguardano il suo ruolo
nella comunità e la sua identità sociale. Parte integrante
dell'identità sociale di un individuo sono le abitudini sessuali e
la comunità regola il comportamento sessuale a seconda del ruolo che
attribuisce a uomini e donne. Oggi le “norme” per la sessualità
sono trasmesse tramite “l'educazione sessuale”. Chi non ha una
conoscenza adeguata della propria sessualità spesso, ne ha anche una
percezione distorta e vive le sue esperienze sessuali in modo non
appagante e, talvolta, anche doloroso. La
tematica “educazione sessuale” è stata da sempre oggetto di un
acceso dibattito tra idealisti, positivisti, religiosi, laici,
conservatori e libertari, i quali si sono interrogati su quanto, di
ciò che si conosce del sesso, deve essere detto; su come occorre
intervenire; su come bisogna agire e a chi deve essere affidato il
compito di educare. Soluzioni diverse sono state prese in
considerazione a prescindere dal timore di dire troppo o troppo poco,
dalla conflittualità fra le diverse agenzie educative,
dall’interventismo di alcuni educatori e dall’eccessiva prudenza
di altri. La difficoltà che oggi incontrano gli adolescenti
rispecchia l’incapacità dell’adulto di non avere modelli chiari
da proporre, affinché i giovani possano identificarsi, uniformarsi o
contestare. La salute sessuale si basa su una scelta e un percorso
personale. Non vi è una sessualità normale “al di fuori di noi”
cui dobbiamo riferirci, ma una sessualità “dentro di noi”, che
si sviluppa con trame diverse ed è il senso che ognuno dà ad una di
queste che ha importanza. Solo con questo approccio è possibile
stimolare ed aiutare i ragazzi ad effettuare un’analisi critica dei
valori culturali, appropriandosi, così, di informazioni e conoscenze
al fine di effettuare scelte personali. Non ci sono norme o
comportamenti da trasmettere, ma un aiuto a valorizzare la dimensione
sessuale di ciascuno e creare un terreno favorevole per la
costruzione del proprio progetto esistenziale, che si rende possibile
solo attraverso un percorso consapevole, chiaro e scevro da ogni
comunicazione seduttiva.
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